Una recente ricerca ha evidenziato il legame tra la pratica di nutrire le api con lo sciroppo di mais (utilizzato dagli apicultori statunitensi), ad alto contenuto di fruttosio, e il collasso delle colonie di api, che ancora oggi si sta verificando in tutto il mondo. Questo alimento, pur non essendo tossico per questi insetti, non contiene infatti quel complesso di sostanze, presenti invece nel miele, che le aiuta a espellere le tossine degli antiparassitari con cui vengono a contatto e rafforza il loro sistema immunitario. Nel nostro Paese la nutrizione artificiale delle api viene prevalentemente condotta con sciroppo zuccherino, e candito. Sono alimenti indispensabili per soccorrere una colonia debole e quando vi è penuria di fioriture, ma anche non completi dal punto di vista biologico. Al pari dello sciroppo di mais, tali alimenti, quindi, alla lunga determinano carenze nutrizionali che si ripercuotono sullo stato di salute della colonia.
La soluzione è una sola: cercare il più possibile di nutrire le api con il loro miele. Il metodo che viene qui proposto consente di adoperare allo scopo un telaino carico di scorte di miele, parzialmente disopercolato, da collocare orizzontalmente sopra l’arnia, senza incorrere nel pericolo di saccheggio. Allo scopo occorre una cornice di legno, provvista di apposite scanalature e supporti (chiodi), dove appoggiare un telaino carico di miele. La cornice viene realizzata con legno dello spessore di 2,5 cm, e l’altezza di 4 cm, in modo da ottenere un rettangolo con perimetro uguale a quello dell’arnia. La cornice va poi posizionata sopra il nido dell’alveare (interponendovi l’escludiregina) per creare in questa maniera un ampliamento in altezza dell’arnia in cui sia possibile posizionare il telaino carico di scorte di cibo, prontamente utilizzabili e comode da raggiungere.
Il favo presente nel telaino deve essere parzialmente disopercolato, facendo attenzione a non far gocciolare il miele sul fondo dell’alveare. A questo scopo si deve disopercolare maggiormente la facciata superiore del favo e in maniera minima quella rivolta verso il basso. In pochi giorni il telaino viene svuotato del miele contenuto nel favo. L’apicoltore dovrà intervenire nei giorni successivi, procedendo nella completa disopercolazione della parte di favo ancora opercolata; quando la facciata superiore è stata quasi del tutto svuotata, provvederà inoltre al rivoltamento del telaino stesso.
(foto e testo tratto da un articolo di Alessandro Pistoia, all'interno della rivista "Vita in Campagna")